martedì 20 novembre 2018
Quante vite ci vorrebbero per terminare quello che dobbiamo fare? Una sola, certo non basta. La mia paura è proprio questa: arrivare al capolinea di questa mia esistenza, lasciando incompiuta una parte di cose da fare.
E' questo il senso della vita? Rendersi conto del fatto che si poteva e si doveva essere differenti con se stessi e con gli altri? Ed arrivare a quell'ultimo angoscioso respiro pensando che tutto è incompiuto e non c'è più tempo?
Inutile ragionarci sopra quando tutti, inesorabilmente, conosceremo la risposta. Affannarsi, arrovellarsi, scervellarsi a cosa serve? Spesso dimentichi del nostro definitivo destino, sovrapponiamo meschinità e materialità al nostro vivere quotidiano.
Sereno è colui che non si rende conto. Colui che è privo degli strumenti di una appropriata lettura della vita. A colui che ignora.
Il valore della nostra esistenza, però, sarebbe vuoto becero ed insulso senza queste domande.
Viviamo in un contesto che, seppur molto lontano dalle nostre origini e dai valori che man mano si vanno dimenticando, non è dissimile da quello che è denominatore comune di tutte le esistenze.
Poco importano le differenze sociali, geografiche, religiose.
La vita è unica anche se i valori evidenti e superflui possono essere variabili tra loro.
A volte, ci fossilizziamo su dei contesti materiali o di finta filosofia che ci fanno smarrire il vero senso della vita, l'obbiettivo finale.
Questo è il più grave errore.
La confusione che regna all'interno di finte profonde valutazioni che null'altro sono che il primo strato del nostro materialismo, mascherato da filosofie vuoto a perdere.
L'esistenza, l'essere, l'ego, l'anima sono ben altra cosa.
Valori inestinguibili ed intoccabili che vagano condotti da una impalpabile ma pur sempre presenta forza invisibile. E la vita è la manifestazione materiale di questa energia che non si spegne.
Collezionando analisi, intuiti, storie e quant'altro, è facile osservare che tutte le religioni, tutte le leggende, tutto il passato remoto dell'umanità fanno capo ad una unica origine. Possono cambiare nomi, epoche, colorazioni, metodi di analisi e filologie ma il contenuto riporta alla stessa matrice.
L'origine è comune ed univoca.
L'esistenza terrena, quale sia stata la sua origine comunque riconduce a quella energia creatrice da dove poi ritornerà alla fine della terrena esistenza.
Noi ci perdiamo a dare valutazioni sul come e sul perchè, senza renderci conto che queste risposte le conosciamo già ma non possiamo capirle ne ricordarle fin tanto resteremo in questa dimensione. L'origine è l'amore e l'amore è forza. La forza è energia e l'energia è la vita.
Poco interessa se questa sia materializzata sulla terra o su di un altro pianeta di un qualsiasi sistema solare. E' solo una manifestazione materiale di quell'essenza dalla quale tutti noi proveniamo e ritorniamo attraverso un giogo dimensionale che non capiamo.
Le manifestazioni ultraterrene a volte, fan si che rientriamo nella nostra vera dimensione anche se questo è raro e di difficile interpretazione, essendo noi talmente condizionati dalla materia in modo pregiudizievole per cui dobbiamo necessariamente catalogare, inventariare, capire. Il tempo che scorre non rappresenta nulla. Pensiamo sempre di avere ancora spazio per i nostri egoismi, per la nostra esistenza terrena.
E' proprio questa falsa illusione che condiziona le nostre azioni, sempre improntate all'insegna della spasmodica ricerca della materia.
Così facendo ci allontaniamo progressivamente dalla nostra origine, condizionando negativamente la forza che c'è in noi. Ognuno, annovera nel bene e nel male, luce e tenebra:
Possiamo essere arbitri del nostro destino avendo l'opzione di esercitare la scelta della nostre azioni. Eppure, non ce ne rendiamo conto.
L'essere partecipi della cosa, significherebbe assumersi delle responsabilità comportamentali che ci metterebbero in conflitto con i nostri egoismi.
Il nostro mondo materiale ne sarebbe condizionato.
Eppure, responsabilizzarsi non significherebbe abbracciare una vita ascetica composta di soli sacrifici ma solo ricondurrebbe il nostro bene ed il nostro amore verso il prossimo.
Ma questa paura, questa rinuncia a riversare solo a noi stessi questo sentimento ci sconfigge.
E così siamo egoisti e ci creiamo insulse giustificazioni per motivare la nostra scelta di non condividere quella nostra energia con gli altri.
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