venerdì 2 novembre 2018

Vado.
Osservo le pagine che scorrono sempre uguali. Foto clonate e poi riciclate e poi clonate ancora  che accompagnano messaggi di solitudine che urlano dolori di ogni tipo. Mi perdo in considerazioni vuoto a perdere dove c’è sempre un vuoto e dove a perdere sono sempre io.  Ancorato come sono alla non accettazione di un sistema, è facile ripercorrere emozioni virate seppia che sono nell’anima e nella memoria di chi c’era e che a quei tempi, era all’inizio di un percorso di vita. 

Poi, per molti si è trasformato in esistenza mentre per altri solo respiro che andava. La tristezza mi pervade dominandomi e non sono più capace di lottare contro questa malinconica sensazione di rimpianti e ricordi che frullano in testa e nel cuore. Non è difficile capire che mi è impossibile seguitare a lanciare bottiglie con messaggi dentro un oceano di disperazione dove tutti esprimono la loro insepolta rabbia ma dove ognuno si tira prudentemente indietro. In fondo – penso-  lo faccio anch’io. Quindi rimane solo una valvola di sfogo quando va bene oppure un ricettacolo di chiacchiere avulse che a nulla conducono anche se per alcuni, è fonte di ricerca di compagnia. Senza grande presunzione ammetto di conoscere le persone con le quali mi sono interfacciato e sono in grado di distinguere volti e voci e cuori e anime di ognuno di loro. Non traccio bilanci e neppure sentenze: semplicemente conservo in me valori ed emozioni  che mi sono state donate e che io ho prese.
Non è un addio ma uno sfogo che mi sale imperioso. Non ce la faccio ancora più a vedere gente invecchiata che pietosamente non si vuol rendere conto che il tempo se n’è andato senza appello e senza far rumore. 
Salgo le scale di un futuro fatto di secondi e frazioni di secondi mentre il cuore pulsa quello che può senza avere alcuna scadenza prefissata.
Si, proprio così. Nessuna scadenza…

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